Qual è il principio creatore della poesia? Si parte ovviamente dal fatto linguistico. “La lingua” afferma Shelley “è al tempo stesso strumento e materiale della poesia.” Strumento perché il linguaggio sostanzia la poesia, materiale perché l’armonia della metrica diventa soggetto stesso del fare poetico. In altre parole non è solo il contenuto di un testo a sviluppare le suggestioni in grado di veicolare visioni del mondo, bensì tutto l’insieme, anche quello ‘materiale’ dei suoni dell’apparato poetico a costruire una percezione della realtà. Ma Shelley va ancora oltre: se la lingua ‘serve’ al poeta in tutte le sue dimensioni, vi è qualcosa che va oltre, una facoltà che Shelley definisce sovrana, il cui trono si nasconde nella natura invisibile dell’uomo. Proprio qui abita il principio creatore della poesia. Passioni in intima essenza stanno su questo trono di cui le parole sono fedeli servitrici. Ancora una volta la facoltà immaginativa che ha uno rapporto con i pensieri umani è il principio creatore e tutto le è subordinato.
Si badi bene all’uso delle parole: principio creatore: sta a significare che la poesia crea il mondo con l’immaginazione, modella la realtà, non la rispecchia semplicemente. In questo misterioso rapporto che l’uomo attraverso il linguaggio stabilisce con il reale sta il segreto della grande poesia. Il poeta è un creatore perché inventa mondi e quei mondi divengono realtà: un po’ come quando si opera una narrazione che rende reale un fatto semplicemente accaduto. Non esiste il fatto in sé, esiste nel suo rapporto con le parole che lo raccontano e tali parole lo statuiscono.
Se dunque questo è il principio creatore della poesia che diventa a sua volta principio creatore della realtà, ne consegue che i poeti hanno il ruolo di padri fondatori delle narrazioni sulle quali si basano le concezioni del mondo degli uomini. Un compito incredibilmente importante al pari di quello che Shelley attribuisce ai legislatori e ai fondatori di religioni. E qui si apre una questione etica di non poco conto: tra coloro che rifiutano l’idea e coloro che se ne sentono investiti c’è il dato di fatto che senza poesia non ci sono interpretazioni del mondo e quindi non c’è conoscenza.