Una verba di luna chiarente
insala le piotte d’agro roncino
e accòncia il pelo d’invido algore.
Sforza la brama e veniente delusio
acchiara le staia e incerchia le ova
di orèola certa, stante nel rio.
Ma accertati puro che nulla
ti feccia la terra, donandoti spiro,
e zero possette il fuoco del morto
insisto in ruga di vecchia mordente.
Tutto è dispero a vagare sul ciglio,
di vogare in vogare davvero
s’arranca, e discende, invece del
alto prospetto d’innuvolo cielo.
04/03/06