Saggiare la vita con piccole note
Vuol dire innovare la pena del pianto
ché troppo è distante la forza robusta
su spalle dal gioco tenute leggiere.
La preda ha almeno il rifugio, le frasche,
nascosta, odora gli aromi di caccia del cane
accorto, in silenzio all’accosto di foglia,
e apprende la voglia coi denti di quarzo.
Solo sul monte, anima mia, è barlume in salvezza,
il viso a ferite, scavato, sentire
Quel tuo aspirare, quel tuo ansimare
è pioggia, lenta pioggia a Novembre
e mescola odori di nebbia e di vento.
Non sei sole rutilante apollineo,
bensì mediocre giorno d’autunno
dalle fogliea colori incarnati.
Smettere è più roccia che adeguarsi
sull’erba, così àlzati, calpesta il prato
al sentiero e giungi ai massi refusi:
bucare secchezza e immaginare
umo fragrante di bosco,
fa rigogliosi i licheni saldati
spremuti dalle rocce,
veleni dai chiusi sassi,
per quel che non sei, non desìderi d’essere
nostalgico accorato esistere, così, adesso.
(1987)