Ancora vessare, forcella vereconda, le note,
fortunosa girare per i grumi di inchiostro
verganti la bianca tela e trama
intrecciate di carta agnellea e intonsa.
Non assorbire più le luci vaganti,
cònsoli alla mente che stanno a
succhi di frutta acre e nausea abbandonata
al solo pensare di sé che fanno ogni sera.
Basta compiangersi e basta spedire
cartoline alla fortuna: lasciateci soli
a saggiare le monde nettezze
refuse, i veri compendi
che siamo, pesanti quel poco di più
che, sulfurea, suggerisce pallida a noi
tentazione di luna.
(1988)