«In fondo» rise il marchese De Cesaris «tutto quel che abbiamo è il nostro corpo» e versò nuovamente da bere al colonnello Moscardi.
«Questo non giustifica nulla» ribatté il colonnello irato. Non era abituato a ragionare in un modo talmente meschino, lui, formato e votato al servizio della Patria, quella con la “P” maiuscola. Disprezzava la tenuta piuttosto superficiale del marchese, e dubitava di più di una delle sue recise affermazioni, di quelle, cioè, che portavano acqua al suo mulino senza entrare nel merito della questione o sorvolandoci sopra con un distacco decisamente riprovevole in quanto dovuto a una poca profondità di pensiero piuttosto che una sicurezza nell’espressione di un giudizio.
Dalla sua poltrona il marchese lo guardò con un cipiglio derisorio: «Voi, colonnello siete sempre troppo ‘engagé’, come dire, troppo serio. La volubilità a volte può essere una gran qualità»
«Quando non porta dissoluzione nel modo di concepire la vita e non disperde la concentrazione che si ha sulla propria azione» ribatté deciso il colonnello.
Il marchese si arrestò a fissare i capelli radi, ormai bianchi, di Moscardi. Fece un cenno di diniego, poi si guardò intorno e vide un ragazzo vestito con una corta giacchetta bianca, composto, in piedi dietro al tavolo dove si servivano i drink.
«Nikolas, vieni un po’ qua» disse, chiamandolo.
Il ragazzo si avviò verso il gazebo dove i due gentiluomini erano seduti, si arrestò vicino alla poltrona del marchese e chiese, educato: «Che cosa desidera, signore?»
Il marchese indicò il ragazzo al colonnello: «Che cosa dareste, Moscardi, per avere la sua età?»
Il colonnello fissò acutamente Nikolas: «Quanti anni hai ragazzo?» chiese.
Nikolas si raschiò la voce, imbarazzato: «Sedici, signore, quasi diciassette»
«Beata gioventù» commentò il colonnello «Che cosa hai in quel tavolo?»
«Quel che desiderate» rispose il ragazzo compito.
«Portami un Green Dragon» ordinò il colonnello.
«Due» disse il marchese «Il ghiaccio in polvere, mi raccomando«
«Certo» disse Nikolas inchinandosi, e si allontanò verso il tavolo.
I due stettero in silenzio per qualche istante, poi sorridendo furbescamente il marchese disse: «Non avete risposto alla mia domanda»
«Non sono abituato a prendere in considerazione eventi impossibili» rispose evasivo il colonnello cercando di evitare il discorso.
«E fate male. Dedicare del tempo a valutare le questioni impossibili è uno dei divertimenti più interessanti cui lo spirito umano è abilitato. Sarebbe uno spreco, un delitto non tuffarcisi» affermò il marchese rilassandosi sulla poltrona di bambù.
«Immagino che sprechiate un sacco di tempo a fantasticare su simili vaghezze» commentò, acido il colonnello.
«Confesso che è una delle mie attività preferite» rispose il marchese «Allora, colonnello: vi piacerebbe avere sedici anni come Nikolas?»
Il colonnello si strinse nelle spalle: «Non credo che avrei un desiderio sfrenato di trovarmi ad essere quello che è lui. A sedici anni io frequentavo l’Accademia militare, e tutto il mio tempo era dedicato al servizio in essa»
«Non fatevi confondere. Nikolas non è quel che sembra. È uno studente assai dotato che cerca di guadagnarsi qualcosa con dei lavoretti temporanei» disse il marchese.
«Non sarei in grado di negarlo. E forse, per il mondo odierno, fare qualche lavoretto non fa male ai ragazzi. Ma io non avevo tempo nella mia adolescenza» ribatté il colonnello con una punta di fastidio unita a un certo disprezzo per il lavoro materiale che traspariva dalle sue parole.
Il marchese allargò le braccia, condiscendente: «Mi sembra acconcio a ciò che voi siete, o meglio a ciò che vi hanno fatto diventare. Tuttavia…»
«In che senso ‘ciò che mi hanno fatto diventare?’» saltò su il colonnello piccato.
Il marchese guardò sornione il colonnello: «Perdonatemi. Vedo che avete qualche difficoltà a muovere bene il braccio destro» disse.
«Un incidente durante un’esercitazione» borbottò malvolentieri l’altro.
«Guardate, colonnello, guardate» disse il marchese abbassando la voce: stava ritornando il cameriere con due bicchieri ripieni di un liquido verde spolverati da un pulviscolo di ghiaccio e orlati di zucchero al limone. Nikolas si arrestò prima davanti alla poltrona del colonnello e quindi a quella del marchese. Servì i due bicchieri con estrema disinvoltura e fece per andarsene.
«Grazie Nikolas» disse il marchese e il ragazzo si inchinò. Quindi si allontanò nuovamente.
«Avete visto?» chiese piano il marchese.
«Che cosa dovevo vedere?» riprese il colonnello confuso.
«Diamine: come si è mosso. Che eleganza, che grazia, che naturalezza…» disse il marchese sorseggiando il suo Green Dragon.
«Non capisco» fece il colonnello sospettoso.
«L’integrità, colonnello, l’integrità di quel corpo» fece il marchese trasognato.
Il colonnello fece un balzo sulla poltrona: era arrossito improvvisamente e sembrava irritato: «Non mi direte che anche voi fate parte di…»
Il marchese si mise a ridere: «No, colonnello. Che cosa pensate? Io sono autenticamente e genuinamente eterosessuale ma riflettete. Riflettete sull’integrità nostra, a sedici anni. Non vi piacerebbe trovarvi con un corpo così: funzionale, scattante, pieno di energia, naturale, pieno di prospettiva… Che ne direste?»
Il colonnello distrasse, turbato, lo sguardo.
«Non so che dirvi. Il ragazzo è grazioso, ha bei modi. Tuttavia non saprei… dover di nuovo affrontare una vita intera… non so se ne avrei voglia» disse il colonnello esitando.
«Non sto parlando di Nikolas. Sto parlando del corpo, di avere un corpo integro. Vede, colonnello, l’integrità del corpo è un’ossessione formidabile. In fondo esso è la sede della nostra mente… una mente che si incarna in un corpo. Il problema è che nella giovinezza, abituati come siamo ad essere così perfettamente efficienti, non valutiamo appieno la grandezza di tale stato. Quando però l’età avanza, sempre più ci rendiamo conto di come spesso abbiamo trattato male il nostro corpo. Di come noi, con il nostro comportamento, attentiamo a tale completezza»
Ora il colonnello era sinceramente infastidito: «Convengo con i vostri timori» disse bevendo un sorso di Green Dragon «ma sinceramente mi pare un atteggiamento propenso all’autocommiserazione che non si confà alla dignità di chi, maturando, arriva alla soglia della vecchiaia. Qui bisogna essere consapevoli del decadimento, che comincia ben prima. Ma questa è una legge della natura, incontrovertibile. Mi pare che rifugiarsi in simili fantasie deprima piuttosto lo spirito che animarlo. Una volta constatata l’impossibilità dell’integrità, che cosa fate, marchese? Potete piangervi addosso per ciò che avete perduto e non avete più? Io credo che si debba piuttosto rinvigorire lo spirito con una serena consapevolezza di ciò che non si possiede più, unita al godimento di ciò che ancora resta ‘integro’ come dite voi»
«è come voi dite» concluse il marchese, rinunciando ad approfondire il discorso con uno che non voleva capire o era insensibile al fascino della natura corporea dell’umano.
Nel giardino della grande villa De Cesaris, il sole stava tramontando dietro un chiosco di alberi e colonne marmoree. Il marchese si alzò e invitò il colonnello a passeggiare nel parco. Passando davanti al tavolo dei drink, il colonnello fissò ancora per un momento, in tralice, le fattezze del ragazzo che stava immobile dietro il tavolo in attesa di ordini.
Al vederlo così giovane ebbe una stretta al cuore e comprese improvvisamente che cosa voleva dire il marchese, pensando alla propria ‘integrità’ perduta.
Mentre si avviavano verso il chiosco in fondo al prato dove campeggiava una statua di Apollo immersa tra le fronde, il marchese spiò il volto del colonnello e sorrise al vederlo turbato.
In fondo è così che si trasmettono le idee, instillando, anche negli animi più granitici, sottili lamine di nostalgia in grado di rendere docili gli spiriti e prepararli a tutti i cambiamenti,spesso non voluti, che il tempo, il grande ordinatore della vita, placidamente modella come un sapiente vasaio.