«C’è un odore tremendo qui» disse la signora premendosi un fazzolettino sul naso.
«Io non sento niente» replicò la figlia. Ella era una ragazza scialba con capelli stopposi e una voglia di fragola sulla guancia destra.
La madre fulminò la figlia con uno sguardaccio torvo, alzò gli occhi al cielo e fece cenno di escir fuor di lì.
In realtà non aveva fastidio dell’odore che, aveva ragione la rampolla, non eravi, bensì temeva di dover vedere qualcosa che, dato il luogo, l’avrebbe disturbata.
Le due si chiusero la porta alle spalle e percorsero il corridoio spoglio ma lindo che separava il forno dall’ufficio.
L’uomo seduto alla scrivania si alzò di scatto quando esse entrarono.
«Signore»
La donna sventolò la mano verso di lui lasciandosi cadere sulla seggiola: «Non vi incomoderemo oltre. Mi pare che vada bene»
L’uomo sorrise e si sedette nuovamente. Prese un blocchetto dal cassetto dell’ufficio e si apprestò a scrivere.
«Il nome?» chiese con aria professionale.
La madre ebbe un singulto e fece cenno alla figlia di rispondere mentr’ella si comprimeva il fazzoletto sul naso e sugli occhi.
«Alonso Craiteano IV» disse la figlia annoiata.
«Quarto» ripeté l’uomo scrivendo «Età?»
«Quattordici anni» gemette la signora.
«Una lunga vita» commentò l’uomo.
«E fortunata» ribatté la signora decisa. « Assai fortunata»
«Immagino, immagino» l’uomo succhiò brevemente la cannuccia della penna: «Tutte le pratiche a posto, vero?»
«Certo» fece arrogante la signora.
«Può ricordarmi se desiderate…» azzardò l’uomo.
«L’avevamo già concordato»
«Sarà unpiccolo sovrapprezzo in più» aggiunse timidamente l’uomo.
L’altra lo fulminò con lo sguardo.
«Non è questione di prezzo» e asciugò una lacrimuccia dal cavo orbitale oculare.
L’uomo si alzò, si profuse in un inchino mormorando: «Ma sicuro, sicuro» porse il foglio che la donna firmò con uno scarabocchio e si allontanò dall’ufficio.
«E adesso che cosa facciamo?» chiese la figlia annoiata.
«Che domande, aspettiamo»
Le due si sedettero sulle poltroncine di cuoio bisunto e consumato, senza dire una parola. Dopo qualche minuto in silenzio la figlia disse. «È ben squallido questo posto»
«Per forza» commentò, dura la madre.
C’era una targa sulla parete. La figlia ciondolando si alzò per leggerla. Con un risolino chiamò la madre.
«Premio efficienza, cortesia e rapidità» disse.
La madre alzò gli occhi al cielo: «Ogni cosa che fanno sembra debba essere tutto così…. normale»
«È un problema aziendale» la figlia scartò una gomma e si mise a masticare rumorosamente: «Ricordi quando papà…»
«Non parlarmi proprio qui e ora di quel bastardo» disse la madre a denti stretti.
«Mamma, contieniti» fece la figlia con un velatura di sarcasmo nella voce.
«Sai come la penso su di lui e su tutta la faccenda» ribattè acida la madre.
L’altra sbuffò. Guardò la vecchia: aveva profonde rughe che le segnavano la mandibola e ricamavano il collo con una trina di pelle cascante.
«Comunque seicento euro mi sembrano troppi, per una cremazione» concluse la figlia «papà non avrebbe….»
«Tuo padre non ha mai capito niente. Prima ho detto che cos’è e continuo a pensarlo. Alonso è sempre stato carinissimo con lui»
«Alonso era carinissimo con tutti» convenne la figlia.
Il tempo trascorse nel silenzio. Le due donne facevano finta di ignorarsi per non essere costrette a parlare, l’una racchiusa nel suo dolore, l’altra disprezzandola in cuor suo.
Dopo un’ora circa l’uomo di presentò alla porta con una cassettina di legno intarsiato.
La madre scoppiò in pianto e fece cenno alla figlia di prendere lei la cassettina. L’altra fece una faccia schifata, estrasse un fazzoletto dalla borsetta di cenci, molto chic, che portava a tracolla e ricevette la cassettina dalle mani imbarazzate dell’uomo.
Uscirono sotto lo sguardo severo dell’uomo che stringeva in tasca l’assegno. Salirono in macchina.
«Attenta che non si apra»
«Mamma è chiusa ermeticamente» disse la figlia accomodandosi al volante.
«E vai piano» aggiunse la madre «Non voglio fare la sua fine»
La figlia alzò gli occhi al cielo e masticando la gomma sgommò all’indietro per fare manovra.
La vecchia si voltò per guardare il trofeo che racchiudeva i poveri ultimi, inceneriti resti di Alonso Craiteano IV.
Tirò fuori il fazzoletto dalla borsetta e si asciugò un occhio umido. La strada si snodava lenta tra le macchie di cespugli rinsecchiti. Mescolato al rumore monotono del motore dell’auto le parve di sentire un guaito. Si voltò terrea: era uscito proprio dalla cassettina istoriata.