«Che tormenta!» Max si affaccia alla finestra della baita scostando la tendina.
Uno sfarfallio di fiocchi di neve tintinna sul vetro.
«Chissà che freddo fa là fuori» dice Doda e si avvicina a Max, sorridendo.
«Ma noi siamo dentro» Liv si rovescia di traverso sul divano letto. La baita sembra completamente sigillata, non uno spiffero disperde il tepore del caminetto acceso. Rimane per un momento con le braccia allungate all’indietro poi prende la coperta e si rannicchia nei ciuffi di lana. Igi si siede vicino a lui e comincia a fargli il solletico.
«Non si vede niente.» fa ancora Max premendo il volto al vetro.
«Ti credo è notte» ride Folco.
Max alza gli occhi al cielo.
«Dov’è Vera?» Folco la cerca nel grande stanzone pieno di ombre. Le travature di legno, per lo più scoperte, creano ampie macchie di buio che si amplificano sugli angoli irregolari e si intensificano su, lungo la scala verso il piano superiore.
«Sarà di sopra» dice Igi appoggiando il capo sulla spalla di Liv.
«Non credo. E poi su fa freddo» Liv parla da sotto la coperta.
«Ho l’impressione che stia poco bene» dice Folco dopo qualche attimo si silenzio.
«Chi?» Max si volta verso di loro allontanandosi dalla finestra.
«Vera no?»
In quel momento lei entra nella stanza chiudendo alle sue spalle la porta del bagno. Folco le sorride, ma la ragazza sembra distratta.
«Quanto sei pallida» le dice Doda «stai bene?»
«Non è niente. Ho solo un giramento di testa» Vera si guarda intorno quasi smarrita sembra confusa.
«Vuoi venire qui sul divano? Tieni la coperta» Liv si alza e gliela porte, ma lei fa un cenno di diniego con il capo.
«Non è niente, ho solo un po’ freddo» ripete Vera.
Folco si alza verso di lei e la abbraccia: «Vuoi che andiamo a dormire?»
«No, è ancora presto. Facciamo qualcosa» risponde Vera, senza ricambiare l’abbraccio.
Una folata di vento più rabbiosa delle altre si abbatte sulla casa. Di sopra si sente qualcosa sbattere.
«Una finestra si è aperta di sopa» Dice Folco.
Max va verso la scala e sparisce nel buio.
«Che vento stasera» Igi si rannicchia ancora più vicino a Liv che è tornato ad accucciarsi nel divano.
«Fa piacere stare nel letto» osserva Doda. Folco sposta un po’ la poltrona vicino al divano e la mette di traverso, quasi davanti al camino.
«Sediamoci qui» dice a Vera. Lei sembra esitare, poi rilutttante si siede sulle sue ginocchia e si lascia andare cingendogli le spalle con le braccia.
«Come sei fredda» fa Folco «Sei proprio sicura di star bene»
Vera non risponde, chiude gli occhi e appoggia il capo sul suo petto.
«Quanto ci mette Max a chiudere una finestra?» fa seccata Doda.
Un’altra furiosa folata di vento sembra scuotere tutta la baita. Se non si sapesse che ha le fondamenta sulle coste di quella ripida montagna, sembrerebbe quasi che il vento quella sera se la possa portare via.
«Mi sembra aumentato il vento» dice Max quando scende.
«Aumenti quanto vuole. Noi siamo qui dentro al sicuro» dice Folco facendo spallucce.
«Vedo che vi siete sistemati tutti» dice sarcastico Max afferrando Doda per una mano. Si prendono una poltrona e la mettono davanti al focolare, come quella di Folco e Vera.
«Ehi, così ci togliete il calore» bercia Liv.
«Che rompicoglioni sei» smozzica Max e si alza per spostarla un poco più a sinistra
«Così va bene» dice Liv.
Guardano le lingue di fiamma che si alzano nel caminetto. D’un tratto la luce elettrica traballa, si affievolisce e poi si spegne.
«Perfetto» dice Folco «è mancata la corrente.»
«Così non funzionerà neanche più il riscaldamento» Igi sembra preoccupata.
«Finché il fuoco rimane acceso non abbiamo niente da preoccuparci» Max si alza scaricando Doda per terra e con un attizzatoio ravviva il fuoco, buttando dentro un enorme ciocco.
«Dipende da quanto dura l’interruzione» osserva Igi.
«Prima di domani mattina non ritornerà di sicuro» dice Folco «Ve li immaginate gli operai che vanno in una notte come questa a cercare il guasto?»
Liv ridacchia: «Io non lo farei di certo»
Un’altra folata si abbatte sulla casa, facendo scricchiolare le travi.
Tutti guardano verso il colmo del tetto, inquieti.
«Certo che questa bufera è proprio forte» dice d’un tratto Doda.
«E allora? Questa casa ha resistito per centinaia di anni. Un po’ di vento non le fa niente» Max se la stringe al petto con un abbraccio soffocante.
«Ehi, fai più piano» ridacchia Doda «e poi non volevo mica dire che deve per forza succedere qualcosa a questa casa»
Uno schianto secco si sente sul tetto. Nella penombra tutti si guardano perplessi. Fuori il vento soffia sempre più rabbioso.
«Che cos’è stato?» Igi rompe il silenzio.
«E che ne so?» dice Folco, irritato.
«Bisognerebbe andare fuori a vedere» propone Doda.
«Magari è solo un ramo che si è staccato da qualche albero e che il vento si è portato a spasso» minimizza Max.
C’è un lungo rincorrersi di sguardi: ognuno cerca una rassicurazione negli altri, poi tutti si concentrano su Max che sembra il meno spaventato.
«È così vi dico» ripete Max sorridendo.
Un altro schianto sul tetto, questa volta molto più forte, seguito da una raffica violentissima.
Doda si aggrappa a Max: «Questa faccenda non mi piace» gli dice piano nell’orecchio.
Tutti tacciono per ascoltare. Si sente solo l’aria di fuori che si muove come un enorme fiume aereo, o meglio come l’alito di un gigantesco animale.
Max si alza irrequieto e va alla finestra. Pulisce il vetro annebbiato con il dorso della manica. Adesso che non c’è più la luce dei lampioncini, la casa sembra immersa in un oceano di tenebre.
«Non si vede proprio niente.» dice.
«E ti credo. Siamo in mezzo al niente.» fa Igi ansiosa.
«Guardate come dorme Vera» sussurra Liv.
Un terzo schianto sul tetto ancora più forte dei precedenti li fa sobbalzare. Igi si guarda attorno spaventata e Liv si fa ancora più piccolo sul divano.
«Che cosa diavolo è questo rumore?» chiede Doda con voce tremula.
«Attizza il focolare, si sta spegnendo» dice Igi a Liv.
Liv si alza e butta un altro ciocco nel caminetto. Le fiamme si riprendono scoppiettanti, illuminando lo stanzone di bagliori rossastri.
«Vado sopra a vedere. C’è una pila?» chiede Max a Folco.
«Guarda nella credenza in cucina» risponde lui.
Max va in cucina e torna sciabolando la camera con un fascio di luce. Si avvia sulla scala.
«Stai attento» fa Doda.
«E da che cosa? » ribatte lui, sparendo nel buio.
Nessuno ha più voglia di parlare, mentre una strana sensazione si impadronisce di tutti. È come rendersi conto di attendere qualcosa che deve capitare in quel preciso momento, non un istante prima e non un istante dopo.
Il fischio del vento che per la sua violenza comincia a filtrare attraverso stretti passaggi tra le travi, si insinua piano piano dentro quell’oscurità e si espande in quello spazio del loro spirito che normalmente luce elettrica e le distrazioni fanno obliare e paiono quasi rendere inesistente.
Ma adesso la luce elettrica non c’è e ognuno è presente e concentrato a percepire il minimo cambiamento, il minimo scarto.
E intanto Max non scende.
«Non ce la faccio più» dice Doda e si alza dalla poltrona camminando qua e là agitata, finché giunge davanti alla scala.
«Max! Maaax!» urla.
Un’ombra si profila nella tenebra in alto, sull’occhiaia vacua che dà nel pianerottolo superiore.
Doda si sente ghiacciare il sangue e apre la bocca per urlare ma non esce suono dalla sua gola.
L’ombra barcolla verso di loro, gradino dopo gradino, scendendo incerta.
«È Max» dice Folco con un sospiro di sollievo.
«E chi volevi che fosse?» lo rimbecca Liv, anche lui più rincorato.
Max scende lentamente, gradino dopo gradino, la torcia spenta.
Quando giunge al fondo i barbagli del fuoco rivelano un volto pallido, deformato dal terrore.
Doda lo guarda spaventata.
«Max che ti succede?» gli chiede.
«L’ho vista» dice lui con un arrangolìo in gola.
Liv e Igi si alzano dal divano e vanno verso di lui.
«Chi hai visto?» gli domanda Liv con una nota dipanico.
«Lei. La Morte» risponde Max.
«Piantala» gli urla in faccia Doda, atterrita.
Una raffica furiosa fa nuovamente scricchiolare la casa, poi dall’alto della montagna si sente discendere un rumore lontano che sopravvanza quello del vento. È una specie di rombo che si avvicina, fa tremare tutto nella casa.
«La più fortunata sarà Vera. Non si accorgerà di nulla. Guardate come dorme» le ultime parole di Max muoiono in un sussurro.
E tutti si voltano verso Vera assopita sulla spalla di Folco, immobilizzato dallo sgomento, mentre il rombo si avvicina e sembra deciso a spazzare via, insieme alla bufera, ogni cosa.