Macchina forzata, insensata, spalmata di
olio minerale che luccica, dura cervice
ricopre il subbuglio e nulla traspare
anche se il calore esplode sangue.
Pomo di alba, ti alzi all’occaso e non cadi
nel pozzo della luna, quand’anche ti offra
e seduce la luce d’alluminio e stride il granaggio
puleggia di più forze profonde.
Stare lì senza niente sentire, senza sopire
anche solo un granello di biada che vola
all’elettricità dell’idea,
senza bastare a se stesso per un ammicco,
un solo sguardare, almeno complice, e invece
niente, condanna sempiterna al solo.
23/01/05