Il vento silenziosamente intacca le morte persone
e non riusciamo a buttare sul bianco del foglio una parola,
quella parola che parrebbe decisiva a soffrire l’aspra battaglia
tra il cuore e il pensiero.
Perché è intorno alle parole,
nebule che a tratti sforano gli abissi più interni
- ma li sfiorano, non sono –
che vorticano i nostri sé, schierati in disordine e al parosso
così smisuratamente fantocci
da lasciare il singulto nell’incertezza
di ritagliare o ridefeinire una parte visibile.
Cosi sono le pietre-parole
non banalizzano la storia
convincono come il vero cammino
nel mondo è un itinere di trasformazione
di ciò ch’è brutto e ripugnante
in qualcosa di bello affrontato
a traverso di lotte, disperazioni e solitudini
e rinunce gravose: cattiveria fusa
in bontà, orgoglio passato
in umiltà,
ombra stemperata
in luce,
il tutto cifrato e siglato dal dolore.
(1988)