Fors’è perché corteggio lucori
che non so darti mano
corrisposta all’anima,
ma so, almeno, di non tacere
quel che risuona
per me nel tenue Chopin
andante lacrimoso lustrale
animale aggressivo , abbandonato.
Lirica sommessa, questa,
ange in recessi supposti,
senza finestre, sbocchi, strettoie
vibranti impetuose.
I nidi d’insetti
alilucenti gocciole di notte
lucciole percorrenti sonni
che vietano il sonno
e concedere, morfeo sfacciato,
molle in cento a bere
a questo volto
prima luna intera.
Sboccia in autunno o
azzurro venato verde
al terriccio gravido e turgente
di braccia solide
che coprirà il tuo corporale.
Non so dunque quale Novembre
o Maggio tanto mescoli
tra loro sembianze
se sei buona o cattiva,
aspra e dolore,
solo veritiera, solo bugiarda.
ma importa qualcosa
al possibile principesco
di questi infiniti giri
di danza magniloquente?
Nella unichessenza sei
dolce
nella confusa
l’ombra che fugge,
un sorso gelato
e per luce non fai che
acquistare merito
e spavento per la solitudine
che pencoli, assente, lassù.
(1987)